Lo stalking, chiamato anche sindrome del molestatore assillante, è un fenomeno sia psicologico che sociale; tale termine derivante dall’inglese “to stalk” indica un “inseguimento furtivo della preda”. Si manifesta attraverso comportamenti ossessivi, inizialmente gentili per poi diventare sempre più intrusivi e maniacali fino ad arrivare ad un vero e proprio sequestro psicologico della vittima, che peraltro non sempre conosce il molestatore. La vittima di stalking vive in uno stato di continua ansia e paura e teme per la propria incolumità, per questo spesso è costretta ad alterare significativamente le proprie abitudini di vita. I comportamenti persecutori possono essere definiti come “un insieme di condotte vessatorie sotto forma di minacce, molestie, atti lesivi continuativi che inducono nella persona che le subisce un disagio psichico e fisico e un ragionevole senso di timore”.
IL CONFINE TRA STALKING E CORTEGGIAMENTO
Il confine tra stalking e corteggiamento all’inizio può apparire molto sottile, ma successivamente quando limita la vita della vittima costringendola ad una costante allerta di fronte a minacce e a pericoli concreti diviene evidente. La violenza psicologica messa in atto dallo stalker è per lo più giocata sul piano verbale e, per questo, spesso meno riconoscibile di quelle fisicamente espresse. La vittima può non riuscire a capire ciò che sta accadendo, in alcuni casi può arrivare a ritenersi colpevole della situazione, fino a mettere in atto delle condotte riparatorie che però non hanno l’effetto sperato e anzi molto spesso complicano la situazione. In Italia lo stalking è diventato reato, d.lg. 23/02/2009 n.11, in quanto gli atteggiamenti messi in atto dal molestatore vanno a ledere il concetto di libertà e di incolumità individuale e per questo il molestatore è condannato ad una pena che va da una reclusione da 6 mesi a 4 anni (“atti persecutori” art. 612-bis c.p).
MA CHI È LO STALKER?
È possibile individuare differenti tipologie di molestatori, anche se non sempre nella realtà si ritrovano queste tipologie così “pure”.
- Rifiutato: è l’ex partner abbandonato che ha avuto o ha cercato di avere una relazione affettiva con la vittima. L’atteggiamento che ha è rivolto verso due obiettivi che si alternano: il desiderio di riallacciare la relazione da una parte o il tentativo di vendicarsi perché respinto.
- Offeso: è colui che vuole vendicarsi di un torto subito o presunto tale; la continua sensazione di non riuscire nell’attuare la propria vendetta alimenta poi la sete di rivalsa. Questo stalker mette in atto una serie di azioni disfunzionali e intrusive aggressive e piene di rabbia.
- Corteggiatore incompetente/imbranato: è colui che mette in atto comportamenti molesti a causa di scarse abilità relazionali e di corteggiamento diventando opprimente, aggressivo e maleducato. Incapace di accettare il rifiuto, non riesce a capire come mai la vittima non voglia avere una relazione.
- Bisognoso di affetto: è colui che è sempre alla ricerca di affetto, contatto, vicinanza e vive nell’illusione di poterla ricevere ma è proprio questa modalità che lo porta a rimanere intrappolato. Può costruirsi una relazione nella sua mente, a partire da comportamenti neutri che però vengono letti in modo distorto (es. amori virtuali con personaggi dello spettacolo); oppure a partire da una relazione reale può poi interpretare in modo errato ogni comportamento della vittima.
- Predatore: scopo principale del molestatore è quello di avere un rapporto sessuale con la vittima (che possono essere uomini o donne, adulti e bambini). In questa tipologia rientrano pedofili, esibizionisti e feticisti. Sono spinti dal tentativo di possesso e controllo totale sulla vittima, i comportamenti messi in atto sono pervasivi, celatamente violenti proprio per far sentire la vittima braccata e in trappola.
IN CASO DI MOLESTIE COSA FARE?
- Rendersi conto della situazione che si sta vivendo, comprendere i possibili rischi e parlarne con persone fidate: negare l’esistenza del problema è inutile!
- Evitare qualsiasi contatto con lo stalker. Ogni gesto, ogni spiegazione, ogni comportamento apparentemente neutro potrebbe essere letto come un incoraggiamento a continuare. L’indifferenza, secondo la maggior parte delle ricerche, sembra essere la strategia migliore da adottare.
- “Nessuna risposta” rispetto a contatti tramite telefono o internet, perché qualsiasi risposta non farebbe altro che aprire la porta a un’altra serie di domande-richieste-persecuzioni.
- Se vittime di molestie telefoniche è preferibile evitare di cambiare numero, in quanto aumenterebbe l’ossessione dello stalker. Attivare una seconda linea, lasciando squillare quella vecchia.
- Raccogliere tutti gli scritti ricevuti così da produrre prove delle molestie per poter poi, eventualmente, agire a livello legale.
- Tenere il cellulare a portata di mano così da poter chiamare il 112 se si ha il timore di essere seguiti.
- Tenere a mente la “mappa” dei possibili “luoghi sicuri” e dei posti di blocco delle forze dell’ordine.
SE SEI VITTIMA DI STALKING PUOI:
- Chiamare il 1522 numero verde nazionale istituito dal Dipartimento per le Pari Opportunità che fornisce ascolto e sostegno alle donne vittime di violenza. Il numero è attivo 24 ore su 24 tutti i giorni dell’anno
- Contattare direttamente i numeri di pronto intervento (112, 113). I numeri sono gratuiti e da cellulare si possono comporre anche in assenza di credito.
- Chiedere informazioni e sostegno ai centri anti stalking
Dott.ssa Valentina Guarasci – Psicologo Versilia
BIBLIOGRAFIA:
Barsotti A., Desideri G. – Stalking. Quando il rifiuto di essere rifiutati conduce alla violenza. Ponte alle Grazie, 2011.
Cupach W. R., Spitzberg B. H. – Attrazione, ossessione e stalking. Astrolabio, 2011.