L’Amore, sentimento misterioso e senza tempo, forse più di altri riesce a mettere in moto bisogni, fantasie, credenze, convinzioni frutto sia del proprio modo di vedere la realtà sia del contesto culturale in cui si vive.
Il turbinio di emozioni e sensazioni che questo sentimento regala vengono spesso vissuti con pienezza e alle volte con ambiguità, ma, quando tutto cessa, la persona, che subisce la scelta del partner di porre fine alla relazione, sente di cadere in un abisso in cui i progetti fatti assieme sfumano, un abisso in cui quel che rimane è un presente doloroso e inaccettabile.
Perché? Perché è successo? Cosa ho fatto? Cosa è cambiato? Queste sono solo alcune delle domande che chi è stato lasciato tende a porsi guidato dall’erronea convinzione che il cercare, a tutti i costi, di capire sistemerà la situazione o che questo è l’unico modo per superare il senso di vuoto, di perdita provato.
Se è vero che in alcune occasioni il cercare di razionalizzare possa rivelarsi utile, è altrettanto vero che ciò non accade quando in gioco ci sono i sentimenti, l’essere coinvolti offusca infatti così tanto la nostra mente che qualsiasi scelta può rilevarsi non solo illusoria, ma alle volte dannosa.
Spesso, quando il partner interrompe la relazione, avviene che dopo una fase iniziale di negazione dell’accaduto e dopo la ricerca di spiegazioni che, poi, portano a recriminare e/o a rimpiangere il passato, la persona “abbandonata” in alcuni casi per non soffrire “troppo” tende, invano, di cercare di allontanare i ricordi che la legano all’amore perduto, in altri casi invece innesca una vera e propria ossessione che la porta a trovare ogni possibile escamotage per entrare in contatto diretto o indiretto (tramite familiari e amici) con il partner. Com’è facilmente intuibile sia la prima modalità di fronteggiare la situazione che la seconda non possono rivelarsi di nessun aiuto, infatti più la persona cerca di non pensare all’oggetto d’amore, più cerca di cancellare i ricordi dei momenti vissuti più questi si presenteranno prepotenti, causando alle volte dolore e alle volte rabbia. Anche il cercare di entrare in contatto con l’ex-partner non riserva niente di buono, anzi questa modalità probabilmente non farà altro che aumentare il rifiuto… è l’assenza che molto spesso permette di apprezzare la presenza!
Innanzitutto bisogna ricordarsi che ogni persona reagisce in maniera diversa, con sentimenti diversi e per questo il tempo necessario per elaborare il lutto è del tutto soggettivo. Sebbene il passare del tempo può essere un alleato importante, è anche vero che l’unico modo per guarire e superare un dolore è sperimentarlo, concederselo fino in fondo. Accettare le emozioni e la sofferenza che proviamo è quindi un primo passo da compiere, così come lo è lo smettere di cercare di ritornare assieme al partner, per quanto possa sembrare ingiusta e intollerabile la scelta subita.
Inoltre il condividere con familiari e amici il dolore provato può essere utile durante i primi momenti, ma è bene fare appello al buon senso, infatti se tale modalità viene costantemente replicata nella speranza di stare meglio ciò non solo non accade ma anzi conduce all’effetto opposto.
Concentrarsi invece su se stessi, cominciando col coltivare attività appaganti e piacevoli, che magari erano state abbandonate o scoprirne di nuove, è sicuramente un passo importante per uscire dai tentativi fallimentari di fronteggiare il problema in modo da evitare di stare in casa a deprimersi e a rimuginare.
Infine, quando la conclusione di una storia provoca una sofferenza talmente invalidante da condizionare lo scorrere della quotidianità fino a limitarla e in alcuni casi a bloccarla, può diventare necessario chiedere aiuto ad uno psicologo.
“Siamo lenti a smettere di amare, perché speriamo di essere amati” Ovidio
Dott.ssa Valentina Guarasci – Psicologo Versilia –
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