Il mondo di un bambino è pieno di paure reali o immaginarie che a volte gli adulti dimenticano di aver sperimentato. La paura del buio, dei mostri, del dottore, della sabbia, del mare, dei rumori, dell’asilo, del water, dello sporco e così via… sono solo alcune della lunga lista di paure che possono presentarsi, in alcuni periodi, nella vita dei più piccoli.
La maggior parte delle paure infantili sono normali, temporanee e solitamente facilmente superabili, fanno parte del processo di crescita e per questo non rappresentano niente di patologico.
La paura è l’emozione più arcaica che l’essere umano prova e come altre emozioni primarie (gioia, tristezza, collera, disgusto, sorpresa) è iscritta nel nostro patrimonio genetico, e nonostante essa venga spesso vissuta con un’accezione negativa, in realtà, svolge un ruolo fondamentale in quanto permette all’organismo di proteggersi dai pericoli attivandolo e mettendolo in guardia. Solo quanto è eccessiva rispetto alla situazione, all’oggetto, alla persona che si ha di fronte allora può diventare limitante.
In relazione alla quotidianità le differenti paure che sperimentano i bambini possono essere distinte in: paure concrete legate al mondo reale (es. oggetti, animali, persone, situazioni) oppure paure magiche legate al mondo della fantasia. Nonostante le paure facciano parte del normale processo di crescita se mal gestite possono diventare un ostacolo allo svolgersi della quotidianità. Capita, infatti, che i genitori con l’intento di tranquillizzare e rassicurare il figlio finiscano inconsapevolmente per alimentare la paura stessa.
ALLORA COSA PUÒ FARE UN GENITORE?
– Rispettare la paura del bambino senza minimizzarla.
– Evitare di cadere in lunghe spiegazioni razionali sulla paura.
– Evitare di parlare costantemente della paura del piccolo (sarebbe altrimenti come inserire un promemoria costante!).
– Osservare le reazioni e i comportamenti messi in atto dal bambino in relazione alla paura ma senza intervenire.
– Costruire uno spazio ben definito in cui parlare della paura assieme al piccolo, ma al di fuori di questo evitare di parlarne. Sarebbe opportuno gestire lo “spazio paura” attraverso l’ausilio di pupazzi, di racconti fantastici o aneddotici così che pian piano tutto diventi un gioco da fare assieme.
– Creare un esposizione graduale alla paura (es. Se il bimbo ha paura del buio, prima di dormire il genitore potrebbe distendersi accanto a lui e leggere una fiaba, pian piano le sere successive leggere mettendosi sulla sedia, e così via… l’introduzione di un piccolo e graduale cambiamento andrà poi a costituire una sorta di “rituale della buonanotte” da ripetere fin quando il bimbo non sarà in grado di addormentarsi da solo).
“Ho imparato che il coraggio non è l’assenza di paura, ma il trionfo su di essa. Coraggioso non è chi non prova paura, ma colui che vince questa paura”. N. Mandela
Dott.ssa Valentina Guarasci – Psicologa online
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