Il verbo educare, dal latino educere, vuol dire “tirar fuori, guidare”. Dunque educare non vuole dire plasmare a proprio piacimento ma vuol dire condurre il bambino a tirare fuori il potenziale di risorse che ha. Le regole nei bambini in tale ottica sono di fondamentale importanza perché permettono di crescere e di sperimentarsi in un contesto sicuro. Una metafora semplice, ma concisa nel darci l’idea dell’importanza di avere dei limiti, è quella del fiume che scorre. Dunque, immaginiamo questo corso d’acqua che deve fare un lungo tragitto prima di gettarsi in mare. Esso ha bisogno degli argini, se questi “non tengono”, straripa provocando dei disastri. I bambini sono proprio come il fiume, per crescere hanno bisogno dei genitori (argini). Essi hanno il compito di indicare loro quali sono le regole e i limiti entro i quali muoversi con libera autonomia. In questo modo, quando arriverà il momento, saranno in grado di tuffarsi con sicurezza in mare, ovvero nella vita adulta. Interiorizzare le regole è quindi necessario per diventare degli adulti indipendenti e sicuri di sé.
Chiunque può affermare che la disciplina è un affare complicato! Nemmeno il migliore dei genitori potrebbe riuscire bene tutto il tempo in questo compito così impegnativo. Tuttavia, parte di ciò che complica il processo di insegnamento dei bambini è che gli stessi adulti portano in tavola molti dei loro “bagagli”. I bambini possono innescare in noi sentimenti legati all’infanzia vissuta e alcuni non sono nemmeno presenti a livello consapevole. Quando un bambino si comporta male, può attivarci, facendoci innervosire fino a farci perdere il controllo. Può farci sentire insultati, ignorati o addirittura farci provare vergogna, immaginiamo ad esempio una litigata in pubblico all’interno di un centro commerciale. Il problema è che, una volta che siamo irritati dalle nostre stesse emozioni, non siamo più così attrezzati per affrontare con calma e razionalità le sue.
Spesso si dimentica che un ambiente affidabile e prevedibile consente al bambino di sviluppare sé stesso in modo sano ed equilibrato. Le regole nei bambini consentono di crescere con una adeguata sicurezza in sé stessi e nelle proprie risorse. Esse sono quella cornice all’interno della quale il bambino può muoversi in sicurezza allenando poi la capacità di negoziare, attendere, mediare e rinunciare. È attraverso le regole che, inoltre, il bambino impara che oltre a sé c’è una realtà esterna che suscita emozioni e sensazioni con cui confrontarsi. Anche le moderne neuroscienze evidenziano come la presenza delle regole sia in grado di permettere una buona formazione del cervello.
Spesso, quando i genitori si sentono provocati dai capricci o “innescati” da alcuni comportamenti dei bambini, la disciplina si concentra sul rilascio dei propri sentimenti. Così l’insegnamento del bambino passa in secondo piano e nemmeno ce ne rendiamo conto. I genitori sono molto più efficaci quando hanno padronanza delle proprie emozioni e sono in sintonia con i loro figli.
ECCO ALCUNE INDICAZIONI UTILI QUANDO SI TRATTA DI INSEGNARE LE REGOLE AI BAMBINI:
Quando ci si sentiamo feriti, il comportamento consequenziale potrebbe non solo essere mal sintonizzato, ma incoerente. Ad esempio, nostro figlio potrebbe rimbalzare sui cuscini del divano e noi ignorarlo, completamente. Poi, nel momento in cui accidentalmente fa cadere una lampada, parte la sgridata: “Guarda cosa hai fatto! Smettila di comportarti male e di saltare su tutti i mobili!”. Il bambino, in questo momento, potrebbe già essere confuso. Perché apparentemente ci stava bene che saltasse pochi minuti prima? Poi, invece di fermarlo quando eravamo calmi e abbiamo notato per la prima volta il comportamento abbiamo aspettato… che cosa? Il danno. Un genitore che sorprende il figlio e “alza il coperchio” sembra molto spaventoso per il bambino. Inoltre, quando i bambini vengono sgridati, raramente ricordano la lezione che i loro genitori stavano cercando di trasmettere. Quello che ricordano è la paura che li ha sopraffatti quando quel genitore ha perso la calma. La cosa migliore che i genitori possono fare prima di avvicinarsi al figlio è calmarsi. Distaccarsi un attimo diventa funzionale poi per affrontare la situazione con equilibrio.
La disciplina non è mai efficace quando si tratta di liberare la propria frustrazione. Urlando al bambino: “Perché stai facendo così? Mi stai facendo impazzire!” probabilmente non lo convinceremo ad essere razionale. Pensiamo a ciò che vorremmo veramente ottenere nella data situazione, alla lezione che vorremmo impartire. È probabile desiderare che nostro figlio si senta accolto, ma anche che in lui cresca il senso di responsabilità. Vorremmo si sentisse sicuro all’interno della relazione, ma siamo consapevoli che non sempre otterrà ciò che desidera. Quando pensiamo al nostro obiettivo nell’interazione possiamo adottare misure consapevoli ed efficaci per arrivarci.
Quando un bambino sta crollando o sta vivendo un momento di stress, dovremmo prima connetterci con lui a livello emotivo. Spesso, questo significa stabilire un contatto fisico, inginocchiarsi al suo livello, magari circondarlo con un braccio e guardarlo negli occhi. Troviamo un modo per aiutarlo a calmarsi senza discutere. Prendiamoci un momento per affrontare solo il suo stato emotivo. “Sembra che tu ti senta davvero triste per questo.” Una volta che si è sono calmato, possiamo aiutarlo a trovare una soluzione al problema. Cerchiamo di “connetterci e reindirizzare”. Se il bambino chiede un biscotto prima di andare a letto, possiamo dire: “Facciamo insieme i biscotti per la festa di compleanno del tuo amico la prossima settimana, ma adesso, che ne dici di leggere un libro?”
Una buona strategia in tal senso è parlare con il bambino e aiutarlo pia piano a capire cosa prova il suo amichetto nel corso di un’interazione disfunzionale. “Come ti sentiresti se qualcuno prendesse il tuo giocattolo senza chiedere?” Facendo si che sposti il suo sentire anche sull’altro creiamo le basi per l’apprendimento dell’empatia. Non si tratta di formulare scuse vuote. L’obiettivo è aiutarli a sviluppare un vero sentimento per le emozioni e l’esperienza di un’altra persona.
Alle volte, guidati dalla voglia di essere apprezzati e stimati dai figli, si rischia di dimenticare l’importanza delle regole nei bambini. Il voler essere apprezzati non è una cosa negativa in sé e per sé ma, come adulti, abbiamo la responsabilità di insegnare ai nostri figli come essere adulti. E per far questo è spesso necessario dire dei no e dare delle regole ai bambini che segnano i famosi confini. Non possiamo infatti ignorare che questo vuol dire guidarli nello stare al mondo. Vuol dire guidarli quando cresceranno a gestire le grandi e piccole frustrazione e delusioni che la vita ci impone. Anche dare l’esempio è di fondamentale importanza, perché è attraverso l’imitazione che si cresce. Forniamo, dunque, sicurezza e basi solide, ma poi lasciamo essere i bambini chi sono. Concediamo ai nostri figli la libertà di esprimersi a pieno, di esplorare il mondo e scoprire se stessi. Evitiamo le restrizioni inutili che riflettono solo ciò che noi desideriamo e non ciò che vogliono loro. In questo modo interiorizzeranno le nostre qualità positive, mentre si sentiranno liberi di diventare le persone che dovrebbero essere.
G. Nardone – AIUTARE I GENITORI AD AIUTARE I FIGLI – Edizioni: Ponte Alle Grazie (2017)
H. Gurtler – I BAMBINI HANNO BISOGNO DI REGOLE. Problemi e soluzioni per il ciclo di vita. – Edizioni: Red (2003)
Utilizziamo i cookie per personalizzare contenuti ed annunci, per fornire funzionalità dei social media e per analizzare il nostro traffico. Acconsenti ai nostri cookie se continua ad utilizzare il nostro sito web.