Le abitudini sono comportamenti che vengono eseguiti automaticamente, poiché sono stati eseguiti di frequente in passato. Questa ripetizione crea un’associazione mentale tra la situazione (segnale) e l’azione (comportamento). Significa che quando si incontra il segnale, il comportamento viene eseguito automaticamente. L’automaticità ha una serie di componenti, uno dei quali è la mancanza di pensiero.
Quotidianamente ogni persona mette in atto una serie di azioni che poi diventano abitudini. Queste azioni hanno il compito di sgravare il carico delle risorse cognitive, velocizzando l’elaborazione delle informazioni. Quando un comportamento diventa abitudinario assume maggiore rilevanza il concetto di automaticità, mentre le intenzioni perdono d’importanza.
L’abitudine è una forma semplice di apprendimento: un cambiamento di comportamento con l’esperienza. È definito come “una risposta automatica a una situazione specifica, acquisita normalmente a seguito di ripetizione e apprendimento”. Quando il comportamento è sviluppato nella misura in cui diviene automatico, si chiama abitudine. Una caratteristica fondamentale dell’abitudine è che non richiede la nostra attenzione cosciente.
La formazione dell’abitudine è il processo mediante il quale i nuovi comportamenti divengono automatici. Qualcuno che, dopo essersi svegliato, istintivamente va in cucina, prende la moca del caffè e la svita senza guardare, ha un’abitudine. Così come la persona che prima di entrare in casa sbatte le scarpe sul tappeto all’ingresso per pulirle.
Le vecchie abitudini possono essere difficili da rompere, mentre le abitudini sane sono spesso più difficili da sviluppare di quanto si vorrebbe. Questo perché i modelli comportamentali che ripetiamo più spesso sono incisi nei nostri percorsi neurali. La buona notizia è che, attraverso la ripetizione, è possibile formare e mantenere nuove abitudini. E anche le abitudini di lunga durata che sono dannose per la salute e il benessere di una persona possono essere eliminate e/o modificate.
La formazione dell’abitudine può essere spiegata secondo due aspetti: fisiologico e psicologico.
Le basi fisiologiche sono legate al nostro sistema nervoso. In base a ciò, quando un atto viene ripetuto più volte, si forma una chiara connessione nervosa, che conduce a un percorso. Quando viene ripetuto uno stimolo e viene stimolata una risposta, la connessione si rafforza. Alla fine, provoca un’organizzazione nel sistema nervoso nota come abitudine, altrimenti chiamata apprendimento.
Le teorie psicologiche spiegano che le abitudini sono disposizioni acquisite. Secondo queste teorie, viene mantenuto qualsiasi processo di apprendimento o esperienza acquisita da un individuo. Quando questa esperienza di apprendimento viene ripetuta, viene mantenuta saldamente. Questa capacità di trattenere ci aiuta a rafforzarla, così diventa un’abitudine.
Le abitudini sono divise in tre tipi a seconda della natura delle attività.
Le cattive abitudini mettono a dura prova, rendono il viaggio intrapreso in salita e allontanano dagli obiettivi di crescita personale. In maniera più o meno consapevole ci si ritrova a sprecare tempo ed energie e a vivere la quotidianità con un senso di frustrazione di fondo.
Ma quando possiamo dire che un’abitudine è cattiva? Come distinguere una buona abitudine da una cattiva? In poche e semplici parole quando un comportamento non porta a niente di positivo a se stessi o a gli altri allora parliamo di cattiva abitudine. Le cattive abitudini sono volte a dare ricompense facendo fare il minimo sforzo possibile. Sebbene queste non richiedano impegno a lungo andare diventano solo un appesantimento.
Diciamo la verità, però, le cattive abitudini riguardano un po’ tutti e non solo alcune di queste sono molto più diffuse di quello che immaginiamo. Basti pensare al procrastinare, al mangiare in fretta e senza godersi il momento, al fumare, all’usare oltremodo il cellulare, al lamentarsi e l’elenco potrebbe andare avanti a lungo.
Secondo uno studio condotto all’università di Duke il 45% dei nostri comportamenti è abitudinario. Ciò vuol dire che un’azione su due viene fatta senza pensarci. Alla luce di ciò è facile comprendere quando sia fondamentale interrompere il circolo vizioso delle cattive abitudini.
Adesso è ben chiaro che le abitudini sono quella forza invisibile che pian piano e senza sosta alcuna determina chi siamo, dando forma alla nostra identità e all’immagine che gli altri hanno di noi.
È per questo che sono così importanti ed è per questo che è necessario fruttare positivamente la loro azione sotto soglia. È chiaro che alle volte il cambiamento può arrivare da sé e a quel punto non possiamo far altro che accoglierlo e orientarlo verso un’adeguata direzione. Ma in molte altre situazioni il cambiamento va letteralmente costruito. Sta a noi iniziare e far in modo che questo accada. Sta a noi favorirlo creando situazioni diverse che aprano le porte a nuove possibilità di crescita, sta a noi resistere invece che tornare ancora una volta in stasi.
Già Aristotele ci insegna “Siamo quello che facciamo ripetutamente. L’eccellenza, quindi, non è un’azione ma un’abitudine”. Quindi vuoi estinguere una cattiva abitudine? Bene, sostituiscila con una funzionale e non solo… Ripetila, attuala con costanza e dedizione. Senza replica non si va da nessuna parte.
È la ripetizione che rende capaci e che ci regala poi la sensazione di avere una grande forza di volontà!
Allen S.; 6 Passi per eliminare qualsiasi cattiva abitudine e adottare abitudini positive. (2016)
Nardone G., Bartoli S.; Oltre se stessi. Scienza e arte della performance. (2019)
Mazzucchelli. L.; Fattore 1%: piccole abitudini per grandi risultati. Edizioni: Giunti (2019)
Nardone G.; La paura delle decisioni. Come scegliere per sé e per gli altri. Edizione: Ponte alle grazie (2019)
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