Di solito quando si parla di dipendenza si pensa all’abuso di alcool, droga o fumo. Solo negli ultimi anni l’attenzione della comunità e della ricerca scientifica ha spostato il focus sulle dipendenze comportamentali non correlate all’utilizzo di sostanze. La Dipendenza Affettiva, in particolare, non ha ad oggi un suo posto all’interno del Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali, nonostante sia una problematica posta sempre più spesso sotto i riflettori. Tale mancanza rende molto difficoltosa l’individuazione e la classificazione di questa dipendenza comportamentale (ma anche di altre). Ed inoltre può risultare complicato delineare il confine tra comportamento normale e comportamento additivo patologico.
Nel lontano 1945, il medico e psicoanalista Otto Fenichel forniva una prima definizione di “dipendenza affettiva” (D.A). Egli parlava di amore-dipendenti, facendo riferimento a soggetti che abbisognano dell’amore come della droga o del cibo. Più recentemente, Galimberti definisce il fenomeno della DA come una modalità relazionale in cui un individuo interpella di continuo gli altri poiché bisognoso di aiuto, guida e supporto.
Da queste due prospettive appare evidente come il concetto di dipendenza affettiva sia un termine complesso da definire. Esso, infatti, non racchiude in sé solo aspetti neuropsicologici, ma anche comportamentali, sociali, psichici e culturali che necessitano di un approccio che consideri la multidimensionalità del fenomeno.
In generale, non bisogna dimenticare che il concetto di dipendenza implica un rapporto di alienazione e di subordinazione di qualcuno o qualcosa a qualcun’altro. Quindi trasportando ciò al campo sentimentale appare chiaro che chi vive da dipendente affettivo è molto lontano dall’idea di libertà e autonomia. Le caratteristiche principali della dipendenza affettiva sono: la dominanza, la durata, la frequenza, l’intensità, la tolleranza, il conflitto, le variazioni del tono dell’umore, i sintomi di astinenza e la ricaduta.
È possibile riscontrare delle analogie tra chi soffre di dipendenza affettiva e il disturbo dipendente di personalità delineato all’interno del DSM 5 e manifestato con la seguente costellazione:
I punti d’incontro sono espliciti, ma gli studiosi sottolineano la necessità di creare una nosografia specifica che faccia riferimento anche a quelle che sono le diversità nelle cause e nei sintomi.
L’amore è un sentimento meraviglioso, ha ispirato poeti, scultori, cantautori, e molti altri artisti. La Divina Commedia di Dante Alighieri si chiude con quest’ultimo verso “L’amor che move il sole e l’altre stelle”… Infatti l’amore è qualcosa di dinamico, è un processo in cui una persona cerca di conoscerne un’altra giorno dopo giorno. Noi siamo in continua evoluzione, e così anche l’amore, se sano, cresce e cambia assieme a noi. Contrariamente da quanto di solito si crede, l’amore è l’incontro tra due unità, non di due metà. Coglierlo nella sua interezza è la chiave per donarsi all’altro, senza per questo annullarsi o perdersi in lui. Quando si è nelle fasi iniziale di una relazione, nel momento in cui tutto è una scoperta e si è sospinti dalla curiosità di conoscere meglio la persona che si ha di fronte. Si provano emozioni di euforia, di gioia e di entusiasmo correlate alla vicinanza col proprio partner. Durante lo stadio di innamoramento è del tutto normale una continua “ricerca dell’altro” e l’emergere del desiderio/bisogno di “stare assieme”.
Amare è la rappresentazione della necessità e della capacità di superare e di oltrepassare sé stessi per arrivare alla creazione di una nuova realtà assieme all?altro. È un gioco di squadra caratterizzato dall’equilibrio, dall’ascolto e dalla comunicazione, nonché dal rispetto per l’individualità originale della persona che sta davanti a noi. Il senso della nostra vita non va mai ricercato nell’altro. Per il benessere di entrambe le parti mantenere un certo grado di autonomia ed essere in grado di cercare e trovare un senso in sé stessi è fondamentale. L’amore sano poggia su una bilanciata armonia tra autonomia e reciprocità.
Precedentemente abbiamo sottolineato come in un rapporto sano sia importante mantenere la propria autonomia. Nel rapporto disfunzionale questo aspetto di rilievo viene a mancare e con esso si perde anche il rispetto e il valore che attribuiamo alla nostra persona. Il concetto di dipendenza affettiva si riferisce, infatti, ad uno stato patologico in cui la relazione di coppia viene considerata imprescindibile. L’altro è il vero e proprio presupposto unico e indispensabile di cui non si può fare a meno per la propria stessa vita. Si entra all’interno di una sorta di circolo vizioso, più si è rifiutati dalla persona amata e più si aumentano gli sforzi per stargli accanto, costi quel che costi. Per rimanere nell’orbita dell’altro i dipendenti affettivi sono disposti a tutto. Finisco, ad esempio, per sopportare e tollerare situazioni spiacevoli, talvolta umilianti che per la maggior parte delle persone sarebbero insostenibili.
Le modalità di comportamento attutate dal D.A. portano a vivere annullandosi all’interno di una relazione malata. I propri obiettivi, interessi e desideri vengono automaticamente posti in un angolo, in zona d’ombra. Si finisce così per non sentirsi più in grado di ascoltarsi e si perde la capacità di percepire le proprie necessità. Le persone dipendenti sono inibite e vivono quotidianamente emozioni angoscianti. Temono l’abbandono e se lasciate sole di sentono vulnerabili alle avversità, alle richieste e alle sfide del mondo che le circonda. Il comportamento maladattivo, che porta ad una svalutazione di sé e ad una idealizzazione dell’altro, conduce anche ad una attribuzione di colpe che in realtà non si hanno. Il risultato di tali convinzioni si traduce di solito in frasi come: “Io sbaglio di continuo e per questo lui si comporta così”. “Non sono degna di essere amata, sono un disastro”; “Se non l’avessi fatto innervosire non mi avrebbe né urlato né offeso”.
Le conseguenze della dipendenza affettiva sono in particolare una diminuzione dell’autostima e fiducia in se stessi, e perfino solitudine e rifiuto. Possiamo dire che la dipendenza affettiva è l’antitesi dell’amore verso sé. Chi soffre di dipendenza affettiva non avendo imparato ad amarsi vuole essere amato da qualcun altro con l’idea di colmare un vuoto. Un vuoto immenso che pervade e che fa sentire incompleti e che porta, in fondo, a sentire di non essere meritevoli di apprezzamento.
La dipendenza affettiva fa vivere in una condizione relazionale negativa che ha le sue basi nell’assenza cronica di reciprocità nella vita affettiva e all’interno della coppia. Ciò causa malessere psicologico e stress sia fisico che mentale, anziché mirare al benessere e alla serenità degli individui.
Di fondamentale importanza è in alcuni casi chiedere aiuto ad uno psicoterapeuta. La Terapia Breve Strategica attraverso l’uso di specifiche tecniche guida chi è ingabbiato nella dipendenza affettiva a sviluppare una maturità emotiva. L’obiettivo da perseguire, sin dalle prime fasi di intervento, è volto ad abbandonare i copioni disfunzionali e a costruire un rapporto equilibrato con l’altro e con sé stessi.
Gullotta, G., Commedie e drammi nel matrimonio. Feltrinelli, Milano, 1976.
Nardone, G., Balbi, E., Solcare il mare all’insaputa del cielo. Lezioni sul cambiamento terapeutico e le logiche non ordinarie. Ponte alle Grazie, Milano, 2008.
M. C. Strocchi, S. Raumer, T. Segato, Liberarsi dalla dipendenza affettiva in 5 mosse. Edizioni il punto d’incontro.
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